Mettere al mondo il proprio bambino tra le mura domestiche, con l’assistenza dell’ostetrica, del compagno o di un’altra persona cara, era una pratica diffusa in Italia fino agli anni Cinquanta, poi abbandonata quando l’ospedale è diventato simbolo di sicurezza e progresso. Tuttavia negli ultimi decenni , in molte donne, sembra essere tornata la voglia di far nascere il bebè in un ambiente più “caldo” e familiare, per restituire all’evento nascita il suo valore più autentico.
Non si tratta però di tornare a partorire “come una volta” perché, per chi sceglie di partorire in casa, oggi c’è la possibilità di avere l’assistenza di ostetriche qualificate che hanno con sé quanto serve per il monitoraggio di mamma e bimbo. In caso di complicanze, si deve poter garantire il trasferimento immediato della partoriente in ospedale.
Se desideri partorire in casa, occorre contattare entro la 28ª settimana un’ostetrica preparata per seguire il parto a domicilio per valutare se ci sono le condizioni per poterlo fare. Non tutte le future mamme, infatti, possono scegliere questa modalità di parto, ma solo quelle che non presentino problemi di salute (come la pressione alta o il diabete), abbiano avuto una gravidanza fisiologica (senza quindi nessun inconveniente) e partoriscano a termine. Il bimbo deve essere in posizione cefalica e avere un peso adeguato, tra i 2,5 e i 3,5-4 kg.
In caso di gemelli, invece, o di precedente cesareo non è possibile partorire a domicilio. Per ulteriori informazioni, puoi contattare l’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio.