Il parto si può suddividere in tre fasi, anche se la loro durata e la durata complessiva varia poi da mamma a mamma.
Ecco cosa caratterizza questi tre momenti topici.
Il collo, cioè la parte inferiore dell’utero, grazie alle contrazioni, si accorcia e viene riassorbito fino a consentire l’uscita del bambino dal canale del parto. In questa fase la futura mamma è in sala travaglio e viene solitamente portata in sala parto solo quando la dilatazione è completa e le contrazioni sono intense (durano circa 90 secondi) e ravvicinate (a distanza di meno di 2 minuti l’una dall’altra).
Consiglio: poiché questa è la fase più lunga, conviene il più possibile viverla a casa, in modo da non stancarsi troppo e andare in ospedale solo quando è davvero il momento. Per sapere quando è il momento giusto, aspetta che le contrazioni siano regolari da almeno un’ora.
La fase espulsiva si conclude con la nascita del bebè. La mamma inizia a spingere assecondando il ritmo delle contrazioni: la testa del bambino comincia a fuoriuscire e, a ogni spinta, il piccolo diviene sempre più visibile.
Consiglio: le spinte sono importanti e devono essere efficaci senza però richiedere uno sforzo eccessivo. Per questo è bene prepararsi prima, seguendo in consultorio o all’ospedale un corso di preparazione al parto.
E’ la fase conclusiva del parto, che consiste nell’espulsione della placenta (l’organo che ha nutrito il feto), degli annessi fetali (il cordone che univa la placenta al piccolo e delle membrane amniotiche nelle quali era contenuto il liquido amniotico), mentre l’utero, per favorire questa fase, inizia di nuovo a contrarsi.
Consiglio: questa fase avviene ancora in sala parto. E’ il momento più emozionante perché il piccolo viene appoggiato sulla pancia della mamma e attaccato al seno per la prima volta, magari dopo che il papà gli avrà fatto il “primo bagnetto”.